S. Francesco e il sultano

Di Arnaldo Tavernese

Tra gli affreschi delle Storie di san Francesco della Basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto, c’è una scena (precisamente l’undicesima delle 28 scene del ciclo) che rappresenta la prova del fuoco. Nella raffigurazione si vede Francesco invitare i capi religiosi presenti alla corte del sultano (che fuggono) ad entrare con lui nel fuoco, per dimostrare che Cristo è vero dio, mentre il dio dei musulmani è un impostore. In realtà sembra che i fatti andarono in modo decisamente diverso, ma molto più gustoso.
Nel mese di agosto del 1219 Francesco si sarebbe trovato in Egitto a Damietta, assediata dai crociati. Secondo la leggenda, una sera di luna piena, sfruttando un’eclisse di luna che aveva terrorizzato tanto i crociati che gli assediati, Francesco si sarebbe introdotto furtivamente nelle mura della città ed avrebbe incontrato il sultano Al-Malik al-Kāmil. Alla sua presenza, Francesco avrebbe iniziato a lodare la bellezza del creato, l’acqua, sorella dell’uomo, e il fuoco, suo fratello, doni del dio comune, cercando di convertire il sultano alla religione cristiana. Il sultano, tuttavia, accortosi del tentativo del suo ospite, che nel frattempo aveva smascherato, lo avrebbe sfidato alla prova del fuoco, secondo le regole dell’ordalia. Avrebbe, dunque, fatto portare due grosse cataste di legna e le avrebbe fatte ardere, sfidando Francesco ad attraversare il muro del fuoco insieme a lui: chi dei due fosse rimasto in vita, avrebbe dimostrato al mondo la verità del suo dio. Pare che Francesco ci abbia pensato un po’, ma che poi abbia accettato. A differenza di come si vede nella scena apologetica dell’affresco, però, nessuno dei due si sarebbe tirato indietro: era in ballo il futuro della cristianità e dell’islam. Proprio prima di procedere, tuttavia, Francesco si sarebbe rivolto al sultano con un dubbio: cosa sarebbe accaduto se entrambi fossero morti? Oltre al destino personale fatale, cosa ne sarebbe stato delle religioni che rappresentavano? Ci sarebbe stata, indubbiamente, la prova della falsità di entrambi e avrebbero gettato nello sconforto le due religioni, cagionandone la rovina e la fine! Il sultano ci pensò ed effettivamente convenne con Francesco: era un’ipotesi da prendersi in seria considerazione perché sarebbe stata la catastrofe. Fu per questo motivo che la prova non si fece e il sultano ordinò che fossero portati dei montoni da arrostire su quel fuoco, per festeggiare insieme il grande dono dell’esistenza di entrambe le religioni, che garantivano ricchezza e prosperità a tutti! Lupus non est lupum (il lupo non mangia il lupo).

P.S. Ho controllato, naturalmente, e, ovviamente, non ci fu nessuna eclisse di luna nel mese di agosto dell’anno 1219.

Arnaldo Tavernese

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