Considerazioni sul Nuovo Testamento

 

Sul Nuovo Testamento ci limitiamo a riportare alcuni passi di Paolo di Tarso che solo una cieca fede può acconsentire ad interpretare come segni di quell’agape vantata dalla teologia cristiana cattolica. Per quanto riguarda i quattro vangeli canonici invece abbiamo preferito lasciare la parola ad autori quali Emilio Bossi ed altri che si sono cimentati in studi comparati degli stessi, evidenziando gravi incongruenze fra di essi e una mancanza di aderenza rispetto ai dati storici che portano a pensare che essi non siano nati con l’intento di narrare fatti realmente accaduti. Secondo alcuni autori essi sono nati piuttosto come risposta delle comunità essene alle aspettative messianiche di un popolo sottomesso ed oppresso. Secondo altri invece, essi rappresentano un tentativo di canalizzazione e consolidamento, – reinterpretandole – di numerose istanze: gnostiche, mitraiche o di derivazione egiziana.
Le esigue, dubbie e controverse testimonianze storiche vengono smontate da svariati autori e molte di queste disamine possono essere trovate nel corso della presente opera. Infine ci sentiamo di poter concludere che, stando alle fonti in nostro possesso, non sia affermabile alcuna verità storica su Gesù e sui vari protagonisti dei vangeli. La storia pertanto sembra aver fallito la sua missione per mancanza di adeguate testimonianze. Il Nuovo Testamento infine dal punto di vista storico può essere considerata fonte accettabile per studiare e comprendere i teologi della fine del terzo secolo e dell’inizio del quarto, ma non è assolutamente utilizzabile quale strumento per comprendere fatti avvenuti nel primo secolo.

Gaetano Tufano

Tratto da Florilegio della miscredenza

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